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Santuario della Madonna di Capodacqua

La Madonna di Capodacqua e la nascita del Cupello
Il ritrovamento dell'immagine della Vergine SS.Ma di Capodacqua

Avvenne tra il decimo e l'undicesimo secolo il ritrovamento della miracolosa Immagine della Vergine Santissima di Capo d'acqua in un dì 7 maggio. Non si conosce esattamente l'anno. Nel IV e V secolo, durante il passaggio delle orde barbariche gli eretici iconoclasti, su istigazione dell'Imperatore greco Leone Isaurico, avversando il culto delle immagini le toglievano dai templi, le spezzavano e le bruciavano. I fedeli cristiani per sottrarre alla ferocia e alla profanazione i venerati oggetti accuratamente li nascosero nei luoghi più reconditi e meno accessibili in attesa di poterli riportare al loro posto ed esporre di nuovo alla venerazione dei fedeli.

Passarono secoli e generazioni, passarono ancora guerre e distruzioni, e delle venerate immagini si dimenticò il nascondiglio; altre ormai le avevano sostituite. Ma Iddio permise che le immagini e le statue riapparissero e fossero di nuovo oggetto di devozione, infatti tutti i grandi santuari di oggi sorgono nei luoghi in cui avvennero strepitosi e miracolosi rinvenimenti. Il ritrovamento della miracolosa immagine della Vergine di Capo d'acqua, fu fatto da una innocente pastorella che pascolava il suo gregge a piè del monte detto Coste delle Croci; quando assetata s'inchinò a bere l'acqua delle fonti del Velino che là affiorano « con sua grande meraviglia e piena di religiosa pietà si accorse della presenza del simulacro della Vergine Santissima, piccolo di mole, formato di argilla e di espressione divina siccome ognun vede conservato e venerato nella bellissima chiesa al centro del maestoso altare».

La statuina sembrò alla piccola pastorella che fosse uscita in quel momento dalle viscere della terra per mostrarsi a lei, tanto fu improvvisa la visione.

 

  
Il luogo del ritrovamento

La fanciulla sopraffatta dalla commozione cadde in ginocchio e pregò, poi piena di santa gioia si precipitò a valle per partecipare a tutti il miracoloso rinvenimento. Fu un accorrere, prima di parenti e vicini, e poi delle genti del circondario che numerosissimi salirono a venerare la sacra Immagine che dal nome delle fonti in cui fu ritrovata prese il nome di Madonna di Capo d'Acqua (Capitis Aquarum).

Non sembrando adatto quel luogo alla venerazione della Vergine si credette opportuno sistemare la statuina altrove, ma la Vergine, in più riprese, mostrò di non gradire il trasferimento. Infatti il Padre Gesuita P. A. così racconta gli avvenimenti che seguirono: «Qui ci apparve per la prima volta quella sacra Immagine, che, come vediamo, in atto sta sedente, con ciò significandoci che questo luogo sarebbe la sua sede perpetua, e che voleva in esso rimaner sempre. Di qui la trasportò altrove più volte la sincera benché poco accorta pietà dei nostri antenati, volendo essi collocarla in luogo più conveniente. Gradiva la Cortesissima Vergine il buon cuore di quei semplici terrazzani e portar si lasciava, senza opporvisi, dove essi la volevano condurre; ma la mattina susseguente al trasporto là vedevano ' di bel nuovo ritornata o per meglio dire riportata da mani angeliche nello stesso luogo in cui Essa apparve».

  
Momenti delle Processioni

Per cui fu presto costruita in quel luogo una cappelletta provvisoria la quale potesse degnamente conservare qual sacro tesoro finché nelle immediate vicinanze non si trovasse un luogo adatto alla costruzione di una chiesa. Non molto tempo dopo infatti con un concorso spontaneo di tutto il popolo fu eretto un sontuoso tempio ai piedi del monte Caiduro, detto poi "costa della Madonna", poco distante dal quel prodigioso ruscello che ne lambisce un lato e che nel suo corso sembra voglia invitare gli uomini ad andare alla sorgente delle grazie. Nel 1153, con una bolla del Pontefice Anastasio IV, la chiesa di Capo d'Acqua venne eretta a parrocchia.

CUPELLO
 
Ai piedi di questo Santuario sotto il colle sulla cui cima un tempo doveva esserci la cittadina di Apolline, si rifugiarono gli abitanti di Falacrina, costretti per le continue guerre e le invasioni barbariche ad abbandonare le loro case sulla grande strada di comunicazione onde evitare di essere continuamente depredati o uccisi dalle soldatesche di passaggio. Così sorse Cupello come sorse l'attuale Scanzano raccogliendo le genti che prima avevano abitato il paese omonimo raso al suolo e bruciato sito nei pressi della odierna chiesa di S. Lorenzo, sulla antica via Salaria.

 


Palazzo Alberini

Cupello, attualmente é un paesetto di pochissime famiglie, ma doveva essere un tempo di notevole grandezza ed importanza; ce lo confermano due palazzi quattrocenteschi, che hanno resistito al terremoto, dimore certamente di nobili famiglie. Il cardinale Minnucci, di cui si parlerà più avanti, abitò in uno di questi palazzi. Inoltre, la chiesa di Capo d'Acqua fu eretta a parrocchia appunto perché vi era un nucleo molto numeroso di famiglie tanto da giustificare il Provvedimento del Papa Anastasio IV nel 1153.

Successivamente sorse la Chiesa di S. Vittorino nel centro del paese, che fu la nuova parrocchia in sostituzione del Santuario fino al 1703, anno in cui fu completamente distrutta dal terremoto che infierì in tutta la vallata. Forse di essa si salvò soltanto un quadro di S. Rocco. (nella chiesa doveva esserci un altare dedicato a questo Santo), in onore del quale fu eretta la chiesetta che attualmente porta il suo nome. Questa mia supposizione é suffragata dal fatto che in tanti documenti anteriori al XVIII secolo mai si parla di una chiesa S. Rocco. La tela di ottima scuola, ora é gettata in condizioni pietose nella sacrestia in attesa che l'incuria e la umidità la finiscano definitivamente. In essa é dipinto il Santo nell'atto di invocare dall'alto l'aiuto Divino per un gruppo di macilenti appestati e mostra, sulla destra, un sontuoso tempio con imponente campanile.

Di solito in queste pale di altare era riprodotto il tempio in cui erano ospitate. Con tutta probabilità quindi, con questo quadro é giunta a noi l'immagine della distrutta chiesa di San Vittorino in cui i nostri avi pregarono. Con il sorgere di Cupello scompare pian piano dalle cronache il nome di Falacrina e con il nome anche la cittadina che il 2o novembre del 1298 fu completamente rasa al suolo da un catastrofico terremoto. Di essa non rimane che un vago ricordo nel nome di un piccolo appezzamento di terreno al di sopra di S. Silvestro, tra Bricca e i boschi della Meta, che i vecchi chiamano ancora Falacrina.

Il tempo, gli sconvolgimenti atmosferici, le scosse telluriche, hanno ricoperto di uno strato più o meno alto le antiche vestigia che da S. Croce a Cittareale, sparse un po' ovunque, sino al secolo scorso affiorarono numerose. Infatti c'è chi ricorda ancora la strada romana che conduceva a Monte Tito, le grandiose mura sulla sommità di questo monte, ora ricoperta di una folta vegetazione, gli architravi, i capitelli, le colonne sparse fra Bricca e Collicelle, i grandi massi squadrati dei Ricci e quelli sotto Matrecciano. Oggi poi gli aratri, in sostituzione dell'ormai sorpassata piccola e secolare pertecara, trainati da potenti trattori, spesso si fermano urtando antichi resti a cui nessuno dà importanza e che il più delle volte frantumati vengono abbandonati e ricoperti.

Tratto dal libro "Cittareale e la sua valle" di Antonio D'Andreis

 

 





 


 

 





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